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La quantificazione del danno psicologico

Dove c'è un danno biologico importante, c'è sempre un danno psicologico ed  anche senza danno biologico si sviluppa una lesione alla sfera psichica:  come lo valutiamo in modo da ottenere il giusto riconoscimento?

Nei circa 30 anni passati al Reparto Neuropsichiatrico dell'Ospedale Militare di Firenze-il primo civile ad essere convenzionato per la mia Specializzazione in un Ospedale militare, era l'inizio del 1983-, ma anche nella pratica professionale esterna, ho appreso sul campo come indirizzarmi per consentire ai pazienti le maggiori possibilità di riuscita. Tutto questo prosegue nella pratica giudiziale e forense attuale. accanto ad una valutazione clinica e documentale, ho dalla mia parte una ampia batteria di prove psicodiagnostiche - ne possiedo al momento una cinquantina-, da adoperare secondo la patologia in oggetto.

I test che presento sono tutti tradotti informaticamente e consentono una presentazione dettagliata e riproducibile nei documenti peritali; sono tutti quelli assolutamente validati con alle spalle una ampia letteratura nazionale ed internazionale. In  trentacinque anni ho acquisito una esperienza diretta con migliaia e migliaia di somministrazioni che mi permette di giungere ad  una conoscenza valutativa assai approfondita, sia in campo psicodiagnostico generale, sia in ambito neurocognitivo e neuropsicologico.

Mediante l'impiego mirato dei test, la diagnosi si arricchisce ed accresce la comprensione e la difendibilità di quanto andiamo a sostenere nelle richieste di danno. Non solo. Durante i dibattimenti in sede civilistica e penale, bisogna anche essere in grado di valutare quanto proposto dalle Controparti proprio sul versante psicodiagnostico e qui mi aiuta l'esperienza compiuta esclusivamente sul campo, anche come Consulente Tecnico d'Ufficio, ovvero consulente del Giudice.

Ma dopo aver somministrato ed elaborato i test, come quantificare in percentuale di danno quanto ricavato? Esiste una procedura consigliata dall'Ordine del Lazio che permette - se applicata correttamente e con esperienza -, di addivenire ad una quantificazione percentuale del danno psichico davvero stringente, contestabile a fatica, proprio perchè basata su una metodologia precisa. Devo dire che pochissimi la applicano, perchè credo che non la conoscano o non abbiano la dimestichezza somministrativa necessaria. Tale procedura è la ciliegina sulla torta e chiude in bellezza il lavoro peritale.